Dazi USA 2018: le restrizioni che danneggiano gli USA (e che aiutano l’Europa con lo shortage)
Il 30% su celle e moduli fotovoltaici: è questa la percentuale dei dazi sull’importazione imposta da Trump lo scorso febbraio. In riferimento alle celle solari, l’aggravio si applica superata l’importazione di 2,5 GW; in ogni caso, si ridurrà al 15% dopo quattro anni.
Lo scopo della misura è chiaro: penalizzare il mercato asiatico, in particolare quello di Cina e Sud Corea. Ma essa rappresenta un rischio per gli stessi Stati Uniti, poiché le importazioni generano lavoro. La SEIA (Solar Energy Industries Association) ha stimato la possibile perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, oltre alla pressoché inevitabile – e a dir poco ingente – sottrazione di investimenti. Se si pensa che il 95% delle celle per i pannelli solari costruiti negli Usa è importato, è ben possibile che la manovra danneggi proprio l’industria fotovoltaica di chi l’ha emanata.
Un passo indietro di Trump è poco probabile – ma lo è anche la direzione auspicata, cioè un accordo tra gli USA e i produttori asiatici. Cina e Sud Corea, infatti, hanno promesso di fare ricorso alla World Trade Organization (WTO). Ricorso che non è stato ancora effettivamente presentato, ma se pensiamo che le aziende più colpite sono colossi come Samsung e LG, sembra difficile che si tratterà di manifestazioni di disappunto senza conseguenze.
D’altra parte, se pure la WTO accogliesse il ricorso e sanzionasse gli Stati Uniti, la reazione di Trump sarebbe, molto probabilmente, quella di uscire dall’organizzazione, lasciando invariato lo status quo.
In Europa e in Italia: nessun effetto domino
Gli operatori europei hanno visto con timore le vicissitudini americane. Il rischio paventato era che, messo un improvviso e massiccio blocco nel mercato americano, ci fosse un surplus ingestibile di merce verso il mercato europeo, con un crollo dei prezzi dovuto alla moltiplicata concorrenza.
In questi mesi di dazi, però, ciò non sembra accadere. La riduzione degli acquisti sarà inferiore a quella stimata, grazie a una crescente domanda interna cinese, che frena a monte il rischio, in associazione a prospettive rosee di ripresa per il mercato europeo.
L’inaspettato sollievo dallo shortage
Un effetto importante dei dazi è una soluzione inaspettata a un problema che colpisce direttamente anche l’Italia: lo shortage. Si tratta di un fenomeno per cui c’è un boom nel settore, rafforzato dalle detrazioni fiscali dello Stato per l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici. Essendoci un incremento esponenziale della domanda, il mercato si trova impreparato a garantire l’approvvigionamento di moduli fotovoltaici. Si tratta di un fenomeno aggravato anche dalla carenza di componenti e materiali (ad esempio gli inverter). Il risultato è un brusco rallentamento della crescita del settore.
Perché i dazi di Trump portano a una riduzione dello shortage? Perché rallentano la crescita, facendo calare la richiesta fino a ristabilire un rapporto gestibile tra domanda e offerta.
Ma allora vale la pena di investire nel fotovoltaico?
Ci si può chiedere se valga la pena di investire sul fotovoltaico, se sono presenti rischi come lo shortage.
La risposta è: sicuramente sì.
Non temere lo shortage
Lo shortage è insito nel mercato fotovoltaico e si ripresenta ciclicamente, ma questo non deve spaventare: le soluzioni sono molteplici e l’alto grado di personalizzazione, unito a una buona pianificazione delle attività, aiuta il professionista del solare a trovare sempre il meglio per i propri clienti. La migliore strategia è non perdere tempo.
Fotovoltaico vuol dire risparmio
Un sistema fotovoltaico, anche integrato con altre tecnologie, permette di alimentare gli elettrodomestici, produrre acqua calda sanitaria, riscaldare e raffrescare la casa. Se unito a una batteria di accumulo, si può anche mettere da parte la corrente per utilizzarla al bisogno. Si produce quasi tutta l’energia che si usa, e si capisce presto che il rientro sull’investimento iniziale è sicuro e, se frutto di una corretta pianificazione, anche piuttosto veloce.
Il fotovoltaico aumenta il valore dell’immobile
In media, l’installazione di un impianto fotovoltaico aumenta il valore dell’immobile del 10%, perché permette un salto di classe energetica. Un edificio che parte da una classe bassa può raggiungere la classe A se combina la produzione di energia da fonti rinnovabili con la sostituzione di un impianto di riscaldamento con uno a pompa di calore (o comunque a bassa temperatura).
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